DSA, Bambini indaco, arcobaleno, diamante & di altri materiali pregiati

Immagina una mamma con un bambino con ADHD, o con un disturbo dell’apprendimento, o con una delle molte forme di autismo, che crede a queste cose per sollevarsi: lei non ha dato alla luce un bambino problematico, suo figlio non ha bisogno di aiuto, è diverso dagli altri perchè è più evoluto, quasi un X-Man, è speciale ed è meglio degli altri solo che gli altri non lo capiscono.

E ora immagina di essere quel bambino, tua mamma ti ripete di continuo che sei speciale, ma a te quei segni sui libri sembrano tutti uguali: per decifrarli ci volgliono ore, mentre gli altri ci riescono in un secondo; i compagni ti prendono in giro, a scuola le maestre sospirano, dicono a tua mamma parole come “psicologo”, “dislessia”, “aiutarlo”, “sostegno”. Lei urla, le insulta, risponde “indaco”, “evoluto”, “speciale”, ti trascina via e ti coccola, non è colpa tua, loro non capiscono, devi essere forte, sei speciale.

Ma amici non ne hai.
Le lettere sono tutte uguali.
E domani sarà uguale ad oggi.

L'isolamento della famiglia con un bambino con DSA

Le famiglie dei bambini con DSA tendono ad isolarsi, questo li rende facili prede per imbonitori e ciarlatani

Questo post inizia in modo strano, con la parte -per me- più bella e succosa all’inizio e poi il retroscena: perchè il retroscena è noioso e francamente di scarsa importanza.
Pochi giorni fa sono inciampato in un articolo di pianetamamma.it, che non linko perchè altrimenti google gli alza il page rank, in cui venivano descritti “I bambini cristallo e arcobaleno“, che a detta dell’autrice -che non menziono per lo stesso motivo di prima- sarebbero “veri e propri doni per l’umanità“.
Nei commenti all’articolo è iniziata una vera e propria rissa tra fazioni spiritualiste e scientiste, le une che sostenevano le tesi dell’autrice, le altre che indicavano come l’articolo fosse un cumulo di scempiaggini.
Come chiunque abbia visto una rissa anche da lontano sa perfettamente, non c’è nessuno che ne esca con tutti i denti a posto. È inutile costruire una religione sulla base di disturbi dello sviluppo, e dannoso rifiutare il fatto che qualcuno lo faccia:

Pensiamo al fiume di emozioni in cui sono intrappolati i genitori di bambini particolarmente indisciplinati o affetti da un’ampio ventaglio di disturbi evolutivi:

DINIEGO: “Non c’è niente che non va!” “Io ero così da piccolo, non preoccuparti!” “Migliorerà crescendo!”
COLPA: “Lo tratti come un bambino!” “Ti aspetti troppo da lui.” “Quello non viene dalla mia parte della famiglia.”
PAURA: “Magari non mi stanno dicendo il vero problema!” “È peggio di come dicono?” “Riuscirà a sposarsi? A fare l’università? A laurearsi?”
INVIDIA: “Perchè non può essere come le sue sorelle o i suoi cugini?”
LUTTO: “Avrebbe potuto essere un genio se non fosse stato per questa cosa!”
CONTRATTAZIONE: “Aspettiamo fino al prossimo anno!” “Magari migliorerà se ci trasferiamo! (o se andrà al campo estivo, ecc.).”
RABBIA: “Gli insegnanti non sanno nulla.” “Odio questo quartiere, questa scuola… quest’insegnante.”
COLPA: “Mia madre aveva ragione; avrei dovuto mettergli i pannolini di stoffa, quando era piccolo.” “Non avrei dovuto tornare a lavorare così presto.” “Sto venendo punita per qualcosa che ho fatto e mio figlio soffre di conseguenza.”
ISOLAMENTO: “Nessun’altro conosce o capisce il mio bambino.” “Tu ed io contro il mondo intero. Nessun’altro ci capisce.”
FUGA: “Proviamo quest’altra terapia- Franco ha detto che funziona!” “Andremo di clinica in clinica finchè qualcuno non mi dirà quello che voglio sentire!”

FONTE

Questi genitori, quando entrano in contatto con idee come i “bambini indaco” hanno una scelta davanti:
– metabolizzare l’idea che il loro bambino soffre di un disturbo che lo accompagnerà per tutta la vita e ha bisogno di aiuto;
– rifiutare l’idea della malattia e credere che il piccolo è un dio in miniatura, mandato sulla terra per illuminare il percorso della società di domani, per questo non verrà capito.
La sceta è facile, anche perchè spesso si trovano a confrontarsi con parole in medichese che nemmeno sanno cosa significano e nessuno che gliele spieghi, mentre imbonitori e ciarlatani hanno sempre un orecchio attento, uno sguardo comprensivo e qualcosa di miracoloso da vendere.

Riuscite ad immaginare i danni che una tesi del genere può fare ai bambini che si vedono oggetto di questa ossessione pseudoscientifica assolutamente ingiustificata? Il sostegno che potrebbe essere dato loro da progetti di assistenza ai bambini con DSA verrebbe negato, e con esso tutte le possibilità di integrarsi nel loro tessuto sociale di riferimento.

Ma non è facendo notare in modo sgarbato ai genitori di bambini indaco che sono dei gonzi che si stanno facendo fregare dei soldi oltre al futuro dei loro figli che possiamo aiutarli: li stiamo solo spingendo sempre più nel baratro dell’isolamento, mentre i loro figli, comunque vogliamo chiamarli, hanno bisogno di aiuto.

Per aiutarli ci sono associazioni come APIC che strutturano progetti di siuto scolastico come SOS Prof!, o lo sportello Sono Solo Bambini Monelli? del Centro Psico Pedagogico La Sorgente. Dove professionisti esperti accolgono i genitori ed aiutano i figli a rendersi conto che quello che li rende diversi dagli altri si può affrontare, si può gestire e si può imparare a viverci assieme senza essere costretti a rappresentare “l’immagine delle potenzialità” di tutta la razza umana, che sarà bello da dire -forse- ma è una responsabilità che io non vorrei mai né per me né per mio figlio.

GrownUpsAreObsolete

Gli adulti sono obsoleti

6 commenti
  1. Guido
    Guido dice:

    A mio avviso, la domanda da farsi è la seguente: un bambino col lupus è una maledizione?
    Mi spiego con un’altra dimanda: Questo attribuire una valenza positiva (dono del cielo) ad un qualcosa che chiaramente non è positivo (malattia) è beneficio dei figli o dei genitori?
    Personalmente cerco di non tendere al razzismo ed ai suoi derivati, nè positivi nè negativi. Con razzismo negativo s’intende denigrare ed ostacolare una persona ritenuta “diversa”, con positivo lodare senza motivo od agevolare una persona ritenuta “diversa”. Banalmente, se chiedo che ai neri sia vietato l’insegnamento son razzista; se chiedo che abbiano delle agevolazioni scolastiche, son parimenti razzista: li sto comunque trattando da “diversi” anziché da persone normali come dovrebbero essere trattate.
    Qui il discorso non è molto dissimile.
    Che le persone vengano prese in giro nella vita è normale. Soprattutto da bambini. Che non riescano ad aver successo nella vita, è normale. Si ha sempre un motivi per esser presi in giro (sei grasso, puzzi, sfigato, mammone, verginello) o per esser scontenti (sei single, il tuo capo ti maltratta, tua moglie ti opprime). Questo per una persona senza malattie debilitanti. Poi ci son anche tutti gli altri. Dislessici a parte, ci son persone down, altre che se mangiano una nocciolina muoiono, altre con malattie autoimmuni (come appunto il lupus), con leucemie, potrei andar avanti ancora. Tutte queste persone han gravissimi problemi che li limitano nella vita quotidiana e che possono anche diminuirne la speranza e la qualità di vita. Detto questo: sono persone speciali? No. Son persone come tutte le altre. Son doni del cielo. Non più di qualsiasi altro sulla terra. Bisogna comportarsi diversamente con loro? Sì e no: sì nel senso più salutistico del termine (non lanciare delle arachidi contro una persona allergica, nè mettersi a far gare di corsa con un tetraplegico) ma non a livello personale (se una persona paralitica è uno stronza, la sedia a rotelle non le dona un bonus “simpatia+2” con tiro critico al 20). Ad un bambino dislessico preso in giro (come anche ad un bambino obeso od ipovedente preso in giro) non serve dire “sei speciale” che è una balla (al limite “fregatene che per la mamma sei speciale” può invece andare bene, perché nel contesto materno è vero, ma solo lì). Sarebbe credo meglio far capire al bambino che, OK ha un problema, ma questo non lo rende poi diverso da tutti gli altri bambini, di non piangersi troppo addosso e di non isolarsi, far loro vedere che anche persone con invalidità gravissime son diventate personalità di spicco in molti campi, di fargli capire che troveranno comunque persone disposte ad amarli nella vita (genitori a parte).
    In sintesi, credo che il continuare a dire ai figli problematici “sei speciale, sei un dono del cielo” etc sia più un mantra ad uso e consumo dei genitori, che si ripetono in continuazione per superare i loro timori, ansie, momenti di sconforto e di invidia, di ira con la vita per quello che è capitato. Non serve veramente ai bambini, che non son di certo scemi e capiscono la realtà delle cose anche più degli adulti.

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  2. monica
    monica dice:

    grazie Federico Dag, perchè a prescindere dal fatto che le etichette non sono mai positive, ed io preferisco dire che un bimbo ha un deficit delle funzioni esecutive o un disturbo dell’attenzione piuttosto che dire che “è ADHD” (quindi focalizzare l’attenzione su ciò che fa e non su ciò che è); i bimbi che noi cerchiamo di aiutare sono bimbi che hanno sicuramente una difficoltà in più rispetto agli altri. La cosa importante su cui puntare, per loro e le loro famiglie è che c’è un margine di miglioramento che si ottiene con la terapia multimodale (famiglia, scuola e training sul bambino). I questi casi non credo sia utile affidarsi al caso o a doni di Dio, ma a professionisti seri e preparati e vi assicuro che si può procedere in un percorso di studi gratificante come per qualsiasi altro bambino, recuperando gran parte delle abilità mancanti (lettura, scrittura e calcolo). Questo, certo con tanto lavoro e determinazione, con pazienza e volontà da parte di tutti gli adulti coinvolti. In fondo se il vostro bimbo si rompesse un femore lo mandereste a fare fisioterapia dopo aver tolto il gesso, no? I nostri training hanno la stessa funzione, l’attenzione la memoria e le funzioni esecutive vanno tenute in costante allenamento.

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